Giovedì 16 Agosto
La giornata parte che peggio non si può. Una delle due bottiglie di Gose, portate via con fatica da Lipsia, è esplosa in auto. Coglioni noi ad averla lasciata in macchina invece che portarla in albergo, al fresco.
Lasciamo Amsterdam e ci muoviamo verso sud. La strada per Bodegraven non è molta ma soprattutto il paesaggio è notevole con splendide case che si affacciano sulla rete di canali. Non credo che Bodegraven sia una meta turistica famosa nel mondo, ma qui si trova uno dei birrifici più di moda degli ultimi anni, ovvero De Molen. Più o meno sappiamo quello che ci aspetta però la location è strepitosa. Un vecchio mulino lungo un canale, con all’interno il bar/ristorante ed un beershop. mentre la produzione che veniva fatta proprio qui, è stata ampliata e trasferita a pochi passi per consentire volumi più importanti.
Con la giornata di sole ci sediamo all’esterno ed assieme ad uno spuntino, iniziamo a provare le birre disponibili alla spina (6 in tutto).
Io parto con la Engels (4,5%) che col senno di poi ricordo di aver già bevuto (brutta roba invecchiare). Dichiarata come english bitter, della bitter ha ben poco ma da De Molen e dalle sue sperimentazioni c’è da aspettarselo. Mi spiace ma proprio non mi convince, soprattutto quei sentori di medicina e sapone… ma magari sono io che non ho ancora superato il dramma di aver perso una Gose.
Manuel, sicuramente meglio con la Rye IPA (6,2%), buona IPA alla segale e con il luppolo chinook. Non male veramente. Devo dire che queste birre fatte anche con la segale, non mi dispiacciono ed infatti al secondo giro opto anch’io per la Rye IPA, mentre Pupazzo vira su una Wit & Waarachtig (5%) sorta di witbier che però non ho capito molto.
Chiudiamo entrambi con la Amarillo (9%), double IPA apprezzabile. Direi che pesta ma lo fa con classe, non una birretta ma resta ben bilanciata.
Abbandoniamo De Molen solo temporaneamente, non prima di qualche acquisto al beershop. Check in al Tulip Inn Bodegraven, lunga siesta e torniamo pure per cena da De Molen durante la quale proviamo qualche bottiglia.
Licht & Lustig (5,2%) per Pupaz. Ibrido tra una lager ceca e una hefeweizen, così dicono. A me è parsa con un po’ di CO2 in eccesso, una birra così così. Per me invece una Donder & Bliksem (6,2%). Peccato per la temperatura di servizio cannata (troppo calda, ahimè), perché questa superpils mi sembra ottima. Estremizza un po’ il concetto di pils ma senza eccessi. Da riprovare, di sicuro.
Le successive, sempre in bottiglia, sono Vuur & Vlam (6,2%) per Pupazzo, buona IPA che nonostante i 5 luppoli utilizzati (Galena, Cascade, Chinook, Simcoe e Amarillo) appare equilibrata e non eccessiva. Ottima.
Io invece mi lascio incuriosire dalla Nood & Deugd (6,2%). A leggere la lista delle birre, De Molen la descrive come birra nata da un errore in fase di produzione della Donder & Bliksem, la pils, ovvero utilizzando malti molto tostati e black. Nasce così, questa schwarzbier che mantiene certamente alcune caratteristiche tipiche delle schwarz. Il grado alcolico più elevato rispetto allo stile la rende un po’ più piena, restando comunque facile da bere.
Per il dessert e per il caffè, torniamo alle due spine che restano da provare.
Tsarina Esra Imperial Porter (10%) prima e Nacht & Ontij Imperial Stout (13%) per finire.
C’è poco da dire, due birre a loro modo proprio ben fatte ed eccellenti se bevute nel giusto contesto.
In formato mignon entrambe che altrimenti non torniamo a casa.
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